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Immagine del redattoreFurighedda

Il bigino del broccato

Aggiornamento: 2 nov 2023

Il tessuto broccato ha un'origine molto antica e si trova in diversi contesti storici e culturali.

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E' sempre stato considerato pregiato per il suo alto costo e bellezza; infatti il valore, non dipendeva soltanto dall’uso della seta perché i broccati venivano prodotti nell’Impero bizantino anche prima dell'invenzione della seta stessa, usando lino e lana.

Esso era utilizzato per confezionare abiti sfarzosi dando così prestigio a chi li indossava.


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Corteo di Teodora, Ravenna

Nell’epoca tardo antica e nell’Alto Medio Evo la produzione delle stoffe avveniva in particolare al Medio Oriente, (Egitto e Siria), come testimoniano i mosaici di Ravenna del VI sec. d.C. nell'immagine a lato (particolare del corteo di Teodora, Chiesa di san Vitale, Ravenna); tali tessuti venivano utilizzati per la confezione del vestiario nobiliare e clericale, ma anche come tappezzeria (per le pareti, in particolare).

Anche Palermo, prima dell'anno 1000 e con processi simili a quelli greci, arabi e spagnoli, si cominciò a tessere stoffe.

I tessuti palermitani venivano esportati in diversi centri europei; essi raffiguravano immagini di animali stilizzate e intervallate da motivi vegetali.


Successivamente, a partire dall’Italia meridionale, la bachicoltura si diffuse anche in Toscana e in Emilia nel corso del secolo XIII, e fu in quel periodo che Lucca divenne il maggior centro dell’arte tessile in Occidente, sostituendosi a Palermo.


Il mercante di seta (1390/1400)

Due secoli dopo si affermò nell’Italia del nord: a Venezia si iniziano a produrre stoffe in relazione con l’arte lucchese, forse tramite artigiani emigrati in laguna.


Le botteghe del mercante di seta di quell'epoca potevano avere l'aspetti simile alla raffigurazione a lato, tratta dal Tacuinum Sanitatis, conservato a Parigi presso la Bibliothéque Nationale (1390-1400).

Nel frattempo gli scambi commerciali con l’Estremo Oriente si intensificarono, ed a Venezia cominciarono a giungere le sete cinesi, che saranno destinate ad avere un’influenza determinante sull’arte tessile occidentale.


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Affresco (14°/15° sec.) - Castello di Issogne

"Un pollice d'oro come un pollice di broccato" era un detto riferito al tessuto Yunjin letteralmente "Broccato delle nuvole" o "Broccato d'oro."


Con i suoi quasi 1600 anni di storia, l'arte della tessitura del broccato delle nuvole, prodotto da sempre nell'odierna Nanchino, intrecciando fili d’oro, d’argento, di seta, insieme a piume e pellicce, raggiunse il suo massimo splendore nel periodo delle dinastie Ming (1368-1644) e Qing (1644-1911).



Con il crollo dell’ultima dinastia imperiale cinese nel 1911, la raffinata seta perse i suoi più importanti consumatori: le famiglie imperiali.

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Broccato Yunjin - Foto di P. Xiaochun

Nel 2006, questa lavorazione venne inclusa nella lista del Patrimonio Culturale della Cina, e nel settembre 2009 è stata selezionata dalle Nazioni Unite per entrare a far parte della “Lista delle opere rappresentative del patrimonio culturale dell’UNESCO

Particolare del telaio del maestro Guo Jun nel Museo del Broccato Yunjin a Nanchino




Esempi mirabili dell'uso moderno del broccato li troviamo nella moda.


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Laurence Xu, Milano Fashion Week 2015

Lo stilista Laurence Xu, nel 2015, ha fatto sfilare i suoi modelli realizzati con gli stessi tessuti che usavano le dinastie cinesi del Periodo Imperiale , utilizzando come sfondo scenografico un antico ed enorme telaio di legno.


La lavorazione di questi tessuti era assai complessa e nel Settecento, per fare un esempio, mentre il tessitore gestiva le navette, l'aiutante aveva il compito di tirare le manopole a lato del telaio per sollevare i licci, muovendo i fili dell’ordito perché s’intrecciassero con quelli della trama.

E' quindi comprensibile che con un disegno più complesso si avesse necessità di più trame, più aiutanti e la lavorazione diventasse più laborioso.


Con l'avvento del telaio Jacquard nel XIX secolo, i tempi di esecuzione di abbassarono notevolmente, e di conseguenza i costi, ma non del broccato più pregiato.


In Sardegna esistono straordinari esempi a livello artigianale dell'uso di questo prezioso tessuto. Principalmente nell'abbigliamento tradizionale che vede nell'uso del broccato un'ampia ispirazione. Celebri sono i corsetti a struttura rigida del nord dell'isola, confezionati con il broccato e decorati con ulteriori elementi come passamanerie, delicati ricami o perline applicate.


Sfatiamo inoltre il falso mito che ad ogni paese corrisponda un unico abbigliamento.

E' vero che esiste un "modulo base", ma ricco di varianti dipendenti dalla classe sociale, dalla capacità economica, dai materiali e dai colori.


Ed è proprio nella differenza di materiali, del broccato più pregiato ad esempio, che si ha la riprova che ancora una volta esso era ed è utilizzato per rappresentare il potere d'acquisto e il "rango" di chi lo indossa.


Oggi, in Sardegna il broccato è utilizzato anche nella confezione di moderni abiti d'alta moda, accessori, borse in particolare, e particolarissimi monili.


Furighedda utilizza preziosi broccati di seta tipici della sartoria sarda per realizzare il monile sartoriale: un gioiello tessile da indossare nelle occasioni importanti, ma anche tutti i giorni per portare con se un pezzetto di Sardegna.



Cara lettrice,

ti ringrazio di essere arrivata fin qui e se ti è piaciuto l'articolo il "Bigino del broccato" lasciami un like, mi aiuterà a rendere più visibile il blog e il sito.

Grazie.



Autrice dell'articolo: Furighedda.


*fonti: - Migrazioni tecnologiche e interazioni culturali. La diffusione dei tessuti orientali nell’Europa del XIII e del XIV secolo, M. L. Rosati.

- Tessuti siciliani d’età normanno-sveva in collezioni ed esposizioni tra Otto e Novecento, I. Bruno.

- Abbigliamento tradizionale di Sardegna, G. C. Mantiglia

 

laboratorio e negozio showroom di furighedda, gioielli in broccato sardo e artigianato sardo.

Spazio Furighedda è il laboratorio di produzione del brand, ma é anche un negozio di artigianato artistico sardo. Vieni a scoprirlo, a due passi dal Municipio e nel cuore centro storico cittadino, in via A. La Marmora, 3 a Quartu sant'Elena.

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