Il sughero in Sardegna ha radici molto antiche: già nel Neolitico era utilizzato come rivestimento interno alle capanne ed ai nuraghi, come testimoniano i ritrovamenti delle abitazioni coibentate nel villaggio s'Urbale a Teti (50 capanne datate tra il bronzo medio e la prima età del ferro).
I nuragici intonacavano gli interni per proteggersi dalle variazioni di temperatura.
Nell'immagine a fianco (photo credit: SardegnaInBlog.it) è possibile vedere la riproduzione della sezione dell'intonaco nuragico esposta al museo archeologico di Teti, realizzato con argilla, sughero e stuoie.
I nostri antenati cavavano il sughero dalle querce da sughero (Quercus suber) con metodi molto simili a quelli odierni, cioè a mano e con una piccola ascia apposita.
La quercia da sughero è pronta per l’estrazione della corteccia dopo circa 25 anni di vita, ma quella ottenuta alla prima estrazione è ruvida e irregolare ed ha scarso valore commerciale.
Questa operazione oggi è detta rito della decortica ed é effettuata dai “bucadori”.
Attraverso la decortica, che avviene ciclicamente ogni 10/13 anni senza abbattere o danneggiare l'albero, si ricava la materia prima che verrà bollita, sterilizzata, selezionata e quindi trasformata in blocchi per produrre prevalentemente tappi, ma anche sottilissimi fogli.
In base alle esigenze, la sottile pelle di sughero può essere accoppiata a diversi supporti tessili (cotone, seta, poliestere, microfibre ecc.), in modo da ottenere un nuovo tessuto flessibile, morbido e resistente.
Nel 1979, i fondatori dell’azienda Tamponi Persico di Calangianus, brevettarono una fibra isolante, idrorepellente ed ad alta resistenza: la telasughero.
Nel 1998 la stilista Anna Grindi di Tempio Pausania attraverso la sua tecnica innovativa e segreta inventa sia una pelle sottilissima che un filato di sughero, il Suberis, eccellente per ogni tipo di produzione di capi di vestiario.
(photo credit: trendstoday.it)
Da qualche anno infatti il sughero è diventato un materiale interessante per la realizzazione di accessori e capi d’abbigliamento sia di alta gamma che nel prèt-à-porter.
La texture naturale della tela di sughero rende unici i singoli oggetti realizzati, e può essere anche ricamata o intarsiata per ottenere particolari effetti.
Nella foto a fianco uno splendido esempio di tela di sughero ricamata e utilizzata per la confezione della borsa Caterina da "La Bottega del Sughero" di Massimo Mattana
(photo credit: massimomattana.it)
La tela di sughero é tessuto naturale ed ecologico, utilizzabile per le medesime applicazioni della pelle, ma rispettoso dell'ambiente e della natura. Essendo di origine vegetale come il cotone biologico o la canapa, è un materiale cruelty free (vegan friendly).
Inoltre essendo il sughero organico al 100% sempre più marchi di moda hanno deciso di utilizzarlo e sostituirlo alla pelle per produrre collezioni di borse, scarpe, accessori, ma anche orecchini e collane.
Infine la cura di questo materiale è molto semplice: borse, scarpe e capi d'abbigliamento possono essere puliti con un panno umido. E se necessario, possono essere lavati con sapone di Marsiglia o per delicati.
Furighedda nella sua linea Calangianus accoppia il tessuto di sughero gallurese alla vivacità dei colori del broccato sardo, in un rincorrersi di tradizioni isolane.
Ogni pezzo è un elemento unico capace di trasmettere emozioni a chi osserva o indossa il monile, oggetto distintivo della collezione di accessori per la persona che Furighedda propone per te.
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Grazie.
Autrice dell'articolo: Furighedda.
Spazio Furighedda è il laboratorio di produzione del brand, ma é anche un negozio di artigianato artistico sardo. Vieni a scoprirlo, a due passi dal Municipio e nel cuore centro storico cittadino, in via A. La Marmora, 3 a Quartu sant'Elena.
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